L’assenza di Strambelli, atleta capace di armonizzare le fasi di gioco dalla mediana in su, ripropone Gianmarco Rizzo uomo di trincea e di baionetta quando si tratta di uscire dall’area con la palla tra i piedi.
La difesa a quattro delle serpi è attentissima, con sincronismi in linea degni di nota, e riesce ad ammansire con disinvoltura le non trascendentali velleità altamurane. Non che la manovra dei rosso-azzurri sia questo sabba indiavolato ma il team di Costantino sa bene che i leoncini biancorossi non sono clienti facili.
Al 32’, dopo mezz’ora di purissimo e reciproco bromuro, il maggior tasso tecnico dei salentini fa capolino con il goal di Pablo Cesar Burzio che raccoglie in piena fronte una lunghissima parabola di Cannavaro dalla trequarti sinistra: esecuzione manieristica ineccepibile.
Dopo la sosta, i padroni di casa invadono – ma solo fisicamente – l’area rossoazzurra allargando gradi spazi per le ripartenze casaranesi che si svolgono ordinate, ragionate e proficue e spesso favorite dalle notevoli sventole di rimessa proiettate dall’esordiente portiere Carotenuto.
Al 20’ il giovane Cannavaro assume le sembianze del dog-sitter che porta a spasso una folla cinofila: sono tre-difensori-tre dell’Altamura attratti nei pressi della bandierina sinistra e superati – in cross – con un colpo estroso che trova Vitofrancesco al centro dell’area avversaria pronto a colpire di testa per il raddoppio rosso-azzurro.
La gioia diventa puro nirvana quando Vitofrancesco ci ricorda di essere bravo anche coi piedi. All’ennesima folata sulla fascia destra, la sua comfort-zone dove tutto gli riesce facile, penetra in area e batte Spina per la doppietta personale e il 3-0 delle Serpi.
Da encomiare, tutti, per molti motivi: la capacità di superare le assenze dimostrando la compattezza del team, l’ordine tattico, lo stato di buona salute fisica. Si nutre l’impressione che la forza del Casarano risieda più in quello che non si vede a occhio nudo che non nell’estetica delle partite.
Infine, l’aspetto più appassionante: anche ad Altamura il tifo si è fatto sentire e vedere. Qualcosa di cui non molti, a queste latitudini del calcio, possono giovarsi nelle dure domeniche di serie D.